AUTORE: Pierce Brown
EDITORE: Mondadori
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2016
PAGINE: 402
PREZZO: 19,00 euro
GENERE: Distopico
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RECENSIONE DI: Chiara
VOTO: ★★★★☆
La leggenda dice che
il dio Marte fosse il padre delle lacrime, nemico della danza e del
liuto. Per quanto riguarda il primo appellativo, concordo. Ma noi
della colonia di Lykos, una delle prime colonie sotto la superficie
di Marte, siamo un popolo che ama le danze, i canti e la famiglia.
Sputiamo su quella leggenda e ci siamo creati i nostri diritti
natali. È l'unica resistenza che possiamo permetterci contro la
Società che ci governa. Ci dà un po' di carattere. A loro non
importa se cantiamo o danziamo, finché scaviamo obbedienti; finché
prepariamo il pianeta per loro. Tuttavia, per rammentarci il nostro
posto, c'è una sola canzone e una sola danza che hanno reso punibili
con la morte.
Darrow
ha sedici anni, vive su Marte ed è uno dei Rossi, dei minatori
costretti a scavare nelle profondità del pianeta. Il tutto per
rendere abitabile la superficie di Marte per le prossime generazioni,
o almeno questo è quello che è stato detto loro. Darrow cerca di
rispettare le regole perché, anche se le loro non sono le migliori
condizioni, tutto ciò che fanno, lo fanno per le generazioni future
che potranno abitare il pianeta. Sua moglie Eo, invece, è convinta
che lui dovrebbe porsi a capo dei Rossi e condurre un qualche tipo di
rivolta.
“Pensi
la valga la pena morire per un sogno. Io dico di no. Tu dici che è
meglio morire in piedi. Io dico che è meglio vivere in ginocchio.”
Tuttavia,
un giorno, i due vengono sorpresi a baciarsi in un luogo loro
proibito e vengono condannati ad essere frustati in pubblico. Ma,
mentre frustano Eo, quest'ultima intona l'unico canto proibito e per
questo viene impiccata. Darrow subisce lo stesso destino nel momento
in cui decide di dare degna sepoltura alla moglie. Tuttavia, qualcuno
lo salva e si ritrova, così, coinvolto in un piano per spodestare gli
Oro, la classe dominante.
A
differenza di molti protagonisti di libri distopici e non, Darrow non
ha intenzione di ribellarsi al sistema. Anzi, ci si ritrova un po'
coinvolto contro la sua volontà ma ciò che lo convince
definitivamente ad accettare la proposta fattagli dai figli di Ares è
che, in tal modo, può realizzare il desiderio della moglie, morta
per aver osato intonare un canto proibito. Per questa ragione dovrà
subire tutta una serie di cambiamenti per farlo assomigliare a un
Oro.
Soldati Grigi vagano
famelici per le città assicurando l'ordine e l'Obbedienza alla
gerarchia. I Bianchi arbitrano la loro giustizia e diffondono la loro
filosofia. I Rosa offrono piacere e servizio nelle case dei Colori
Superiori. Gli Argento contano e gestiscono la valuta e la logistica.
I Gialli studiano le medicine e le scienze. I Verdi sviluppano la
tecnologia. Gli Azzurri navigano tra le stelle. I Rame si occupano
della burocrazia. Ogni Colore ha uno scopo. Ogni Colore sostiene gli
Oro.
Inoltre,
nel momento in cui sono apparse le varie case dell'Istituto (casa
Marte, casa Apollo ecc) ho avuto per un momento l'impressione di
stare leggendo Percy Jackson con cui condivide proprio i nomi delle
varie case con nomi di Dei. Per di più, l'anno all'Istituto ricorda
molto Hunger Games. La differenza è che qua, a parte il fatto che
non ne sopravvive uno solo, si punta a mostrare le proprie abilità
di intelligenza, di giustizia ecc. Anche se non mancano i morti.
Un'altra somiglianza tra i due libri è rappresentata dai censori che
svolgono un ruolo simile a quello svolto dai vecchi vincitori (come
Haymitch) che si occupano, tra l'altro, di procurare cose che possono
essere utile ai loro “protetti”.
Nonostante
queste somiglianze vale davvero leggere questo romanzo, primo di una
trilogia a cui fanno seguito Golden Son e Morning
Star ancora non
pubblicati in Italia. Inoltre, sembra che siano stati acquistati i
diritti per farne un film.
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